Durata: ca. 5 ore.
Difficoltà: media.
La partenza è da Poggio, suggestivo borgo di impianto medioevale posto su un poggetto (dal quale, probabilmente, è stato fatto derivare il nome), a poco più di 300 metri di quota.
Dalla piazza XX Settembre si sale la piccola via a gradoni che conduce al centro del paese fino alla piazza Umberto I; questa è una vera piazza di paese, circondata da minute e caratteristiche case a due piani con portali, davanzali e scalinate rigorosamente in granito e balconcini arricchiti da splendide fioriture di gerani ed ortensie.
Dalla piazza Umberto I si arriva in breve alla parte alta del paese, quindi, seguendo le indicazioni del sentiero C.A.I. n. 2 che attraversa un piccolo quartiere abitato (dove si trova l'albergo Monte Capanne), si imbocca sulla destra un viottolo stretto e ripido che costituisce l' ingresso del tratto naturalistico vero e proprio.
Pochi passi e si arriva oltre gli ultimi tetti del paese che, osservato dall'alto, è ancora più suggestivo, con la sua pianta tipicamente ovale e i due campanili della chiesa di San Niccolò e della chiesa di San Defendente - l'uno nella parte più alta del paese, l'altro più in basso - che si stagliano nel verde paesaggio di valle Grande.
Il sentiero percorre inizialmente il costone della montagna, denominato "Ferale". Il primo tratto è molto impegnativo: sale tra le rocce granitiche, alternando tagli verticali delle curve di livello ad altrettanto tortuosi, ma meno ripidi, tornanti.
La vegetazione si presenta ricchissima di specie e ciò viene accentuato dalla forte escursione altitudinale del tratto. Dalla tipica flora dell' orizzonte mediterraneo (fino a 400 m slm) si passa infatti a quella più specializzata dell'orizzonte sub-mediterraneo, con la presenza di interessanti endemismi vegetali e di altre emergenze botaniche.
Percorrendo il sentiero in primavera, la vegetazione si presenta nella sua veste più suggestiva e nel periodo maggio-giugno si arricchisce delle coloratissime fioriture della ginestra desoleana, della viola dell'Elba, dei cisti e del giglio rosso, che fiorisce nella seconda metà di giugno, periodo nel quale si festeggia la natività di San Giovanni Battista (da cui "giglio di San Giovanni").
Camminando per poco più di un' ora, si raggiunge un incrocio (il secondo), nei pressi del quale si trova un caprile abbandonato; da qui si continua a salire, lasciando sulla sinistra la selvaggia valle della Nivera, e sulladestra le pendici nord del monte Capanne e la cima del monte Giove.
Il sentiero adesso è meno ripido e sembra quasi adagiarsi sulle pendici pietrose, mentre la cima della montagna appare sempre più nitida. Salendo, la vegetazione diviene rarefatta ed in prossimità della vetta restano soltanto formazioni erbacee, oltre agli spinosi cuscinetti della ginestra desoleana.
La cima della montagna (1018 m), pur comparendo stravolta da un grande impianto di antenne e ripetitori, conserva il fascino invidiabile della vetta più alta dell' Arcipelago Toscano: da quassù, nelle giornate più limpide, sono visibili praticamente tutte le isole dell' alto Tirreno, la Corsica, con le sue montagne di 3000 metri, la costa toscana, e perfino le Alpi Apuane.
Sulla cima si trovano un piccolo bar e la stazione di arrivo di una cabinovia che parte da Marciana, aperti, però, I solo da maggio a settembre.
Al ritorno, anzichè rifare lo stesso percorso e ritornare a Poggio, si consiglia un'interessante deviazione sul sentiero che conduce a Marciana (segnavia C.A.I. n. l); questo, ovviamente, dopo aver fatto i conti con l'orario degli autobus, oppure avendo provveduto a lasciare, già in precedenza, un' auto in quest'ultimo paese.
Questa scelta offre agli escursionisti un paesaggio completamente diverso da quello incontrato durante l'ascesa, soprattutto dal punto di vista botanico.
Già pochi minuti dopo la deviazione, che si trova sulla sinistra (nei pressi del caprile abbandonato), la macchia bassa ed il cespugliato incontrati nella prima parte dell'itinerario sono rimpiazzati da un folto bosco di lecci e da una vegetazione arbustiva molto più decisa. Durante il percorso incrociamo il sentiero n. 6, che segue una curva di livello est-ovest e, più in basso, giunti al romitorio di San Cerbone, una pista forestale che torna verso Poggio. In ambedue i casi occorre proseguire sul sentiero C.A.I. n. l, ignorando le deviazioni.
Nei pressi di San Cerbone e nel tratto finale, prima di arrivare a Marciana, il paesaggio vegetale è dominato dal bosco ceduo di castagni: un'immensa distesa di piante - alcune delle quali secolari - coltivate fino a pochi decenni or sono e che oggi costituiscono un eco sistema ricco e complesso.
Superato il romitorio, la discesa è sempre meno ripida ed il paesaggio si arricchisce anche di essenze di rilievo: il piano erbaceo si popola, a seconda delle stagioni, di purpurei ciclamini o di variopinte fioriture di anemone, mentre tra gli arbusti, all'ombra del bosco, non sarà difficile riconoscere (soprattutto d'inverno quando le drupe a maturazione diventano rosse) il caratteristico agrifoglio dalle foglie ondulate e pungenti, ben diverso dal diffusissimo pungitopo dalle bacche simili, ma dal fusto a cespuglio.
Lungo i torrenti, infine, (se ne incrociano più d'uno) cresce con le sue maestose fronde la felce reale, la più grande tra le felci italiane.